Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Quell'estate al castello

213668
Solinas Donghi, Beatrice 26 occorrenze
  • 1996
  • Edizioni EL - Einaudi Ragazzi
  • Trieste
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Quell'estate al castello

A Camilla Salvago Raggi, l'amica di tutte le stagioni

Quell'estate al castello

profondo e buio che era l'apertura del condotto. Mi catapultai avanti slittando di qua e di là senza piú farci caso, buttai le braccia con pila e tutto

Quell'estate al castello

so, perché una volta facevo collezione. Saltò in piedi e cominciò a rimescolare le lettere nel baule, come avrebbe rimescolato le monete d'oro

Quell'estate al castello

degli animali 5 Leo Lionni, Le favole di Federico 6 Mario Lodi, Il soldatino del pim pum pà 7 Gianni Rodari, Prime fiabe e filastrocche 8 Roberto Denti

Quell'estate al castello

le prigioni sotterranee e il passaggio segreto; ed è poco ma sicuro che per cercarli giú sottoterra, tra le muffe e le ragnatele, un guardaroba

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senz'altro nel pomeriggio, o domani. Insisteva su questa lettera, magari le sembrava un pensiero consolante quello che d'ora innanzi, se non altro

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pozzanghere. Un cappelletto di tela bianca in testa, per il sole, e sotto il cappelletto le trecce già un po' disfatte per via della biciclettata. Il

Quell'estate al castello

Andavo sempre in campagna dalla nonna, per le vacanze. Facevamo i bagni nel fiume, giocavamo a briscola e all'ometto nero sotto la pergola del

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c'era un muraglione a terrapieno, molto alto. Le grotte erano scavate lí dentro. La prima dunque era piú una nicchia, grande grande ma non tanto

Quell'estate al castello

presto, prima che si alzino Remigio e le donne. Con la bicicletta non mi ci vorrà molto a arrivare a X a prendere il treno. - A X? (Era la città piú

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intercettare le lettere. - Per questo... in che senso? Sarò stata scema, ma non capivo ancora. Lo dico un'altra volta: io non c'ero abituata a questo genere

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segreto interessante, anzi mi dava persino un po' fastidio. - Ma dài! - dissi soltanto. Non mi veniva in mente altro. - Parlo sul serio. Ho le mie buone

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un film o un libro che non le erano tanto piaciuti diceva: «A te ti ha fatto palpitare? a me no».) - Se non ci fosse tutta quest'acqua di mezzo si

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primo che le fosse venuto in mente, ma purtroppo come nome vero non convinceva granché. - Non credere di prendermi in giro, sai? - disse infatti

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carceriere, e meno male almeno che lui non lo sapeva. Ippolita, poi, educatissima, specialmente con gli zii. Certo le rincresceva aver pensato quelle

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cercarla nella grotta e non avessi cantato Suoni la tromba e nemmeno le avessi dato quello schiaffo, certo lei non avrebbe riso né pianto, e allora poco

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intorno sembrava che friggesse, da tanto che stridevano le cicale. Il cameriere - autista (avevo scoperto che si chiamava Remigio, come l'eroe del

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voleva, diceva che le bastava la soddisfazione. Be', anche a me, se è per questo! Non è mica una cosa che succeda tutti i giorni, di trovare un tesoro

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Ippolita fece una smorfia. - Ma non cantavano mica cose simili, i trovatori. - No? - No. Cantavano le lodi della loro dama, accompagnandosi col liuto

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Quell'estate al castello

ripassare il programma scolastico dell'anno. Tutti i santi giorni, veniva, fuorché le domeniche, e cosí tra francese e ripasso, le mattinate erano

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passava dall'ingresso di servizio, dove c'era una porta a vetri che dava in cucina. Si sentivano benissimo, dentro, le voci di Remigio e delle donne che

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Ippolita adesso era rossa infuocata e picchiava il piede con tanta forza che per il contraccolpo le trecce le rimbalzavano sulla schiena. Non pareva

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E cosí, mentre eravamo scese in cantina zitte e quatte, siamo risalite con le bandiere spiegate, si fa per dire, cantando a squarciagola e battendo

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Quell'estate al castello

cosí. Per forza dunque che era sulle spine, in questa aspettativa. Le lettere del papà invece non aveva da aspettarle perché arrivavano regolarmente

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Quell'estate al castello

con la morte civile. Era un cerchio di ferro battuto che reggeva le finte candele con le lampadine e somigliava tutto (fuorché per le finte candele

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quando la bidella lo allungava con l'acqua, che era una vera schifezza. Le stelle su quel fondo che tirava al verde sembravano gialle come tuorli d'uovo

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